Le tecniche artroscopiche rappresentano la nuova frontiera
Parliamo di spalla con il Prof. Vincenzo Campagna. Ecco le novità!
La spalla è una articolazione che viene coinvolta in gran parte degli sport. È allo stesso tempo stabile e la più mobile dell’organismo. In numerosi sport di lancio (pallavolo, pallamano, pallanuoto, tennis, pallacanestro, baseball, canoa, tuffi, lancio del giavellotto, etc.) e di contatto (judo, karate, pugilato, arti marziali in genere, calcio, rugby, ciclismo, motociclismo, snowboard) la spalla può essere sollecitata in maniera esagerata e/o scorretta e riportare lesioni o microlesioni tali da necessitare dell’intervento del medico. La spalla è l’articolazione che ha subìto la più grande evoluzione diagnostico-terapeutica negli ultimi 30 anni. Si è passati da una diagnosi costante di Periartrite Scapolo Omerale, quando i pazienti lamentavano un dolore od una limitazione funzionale, a poter definire con esattezza ogni patologia della spalla. Questo grazie all’uso sempre più ampio della Risonanza Magnetica Nucleare con elevata definizione per lo studio dei tessuti molli e cartilaginei, in particolar modo di questa articolazione, che ha sostituito quasi completamente l’utilizzo diagnostico dell’esame Ecografico. In ambito sportivo le lesioni di soggetti giovani fino ai 40 anni sono prevalentemente a carico dei legamenti della spalla. Vengono interessate le due articolazioni principali della spalla: la scapolo-omerale e la acromion claveare che possono andare incontro ad episodi di sublussazione (perdita temporanea e parziale del contato tra le ossa) o a vere e proprie lussazioni (perdita completa del contato tra le ossa dell’articolazione) con necessità di interventi urgenti di riduzione. Sia la lussazione dell’omero dalla scapola, sia quella della clavicola (in particolar modo nei i Cuffia dei rotatori Lussazione della clavicola rugbisti, nei ciclisti e motociclisti con caduta a terra e trauma diretto sulla spalla), possono essere trattate efficacemente con le tecniche artroscopiche.
Negli sportivi al di sopra dei 40 anni possono verificarsi patologie della Cuffia dei Rotatori della spalla (tre tendini che si uniscono insieme a coprire la testa dell’omero come una cuffia di un nuotatore – tendine sovraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo). L’artroscopia è una tecnica mininvasiva che consente di operare all’interno delle articolazioni guardando un monitor a cui è collegata le telecamera. Si lavora in uno spazio di circa 8 mm utilizzando un liquido di lavaggio continuo utile per evitare i sanguinamenti e per distendere lo spazio. Attraverso delle porte di accesso di circa 5 mm di diametro vengono introdotti strumenti dedicati che permettono di riparare le lesioni tendinee, di ricostruire i legamenti articolari, con la stessa efficacia della chirurgia aperta. A volte anche con vantaggi nel poter evidenziare e trattare lesioni associate a quella principale senza dover eseguire tagli aggiuntivi. L’ulteriore vantaggio della chirurgia artroscopica risulta nel minimo danno che viene arrecato dall’operatore ai tessuti attraversati dagli strumenti. Vengono utilizzate delle cannule di plastica adatte per permettere un passaggio delicato e preciso. Altro vantaggio è la possibilità di eseguire gli interventi in anestesia periferica e spesso il paziente può assistere in diretta all’intervento guardando in un monitor aggiuntivo. Il decorso post operatorio, considerando la minima invasività della tecnica artroscopica, risulta essere poco doloroso e permette spesso di poter lasciare il luogo dell’intervento anche nella stessa giornata. Il dolore è minimo e ben controllabile con i comuni antidolorifici. Le complicanze possono esserci ma sono estremamente basse, meno dell’1%, soprattutto quelle infettive sono irrisorie, infatti in più di 5000 interventi con legamenti della spalla non ci sono mai stati casi di infezione. Questo perché le incisioni sono molto piccole, come un graffio, e sono raramente veicolo di infezione I risultati del trattamento artroscopico sono eccellenti con una percentuale di recidiva molto bassa ed una ripresa funzionale completa. La mini invasività permette anche un recupero più rapido con minore sofferenza per il paziente ed in particolare modo il paziente sportivo può tornare ad effettuare allo stesso livello lo sport da lui preferito.