Ematologia
L´ematologia è la branca della medicina interna che ha come oggetto principale lo studio del sangue e degli organi che lo producono, sia dal punto di vista fisiologico, sia da quello diagnostico e curativo. Il termine ematologia deriva, infatti, dal greco aima (sangue) e logos (discorso, ragionamento); questa disciplina si occupa, perciò, di tutte le patologie del sistema circolatorio.
Dato lo stretto legame esistente tra sistema circolatorio e sistema linfatico lo specialista in ematologia (ematologo) si occupa di verificare che anche gli organi deputati alla produzione e alla circolazione della linfa (costituita da proteine, grassi e globuli bianchi, soprattutto linfociti) funzionino correttamente. Questo aspetto è molto importante, dato che i componenti della linfa hanno come funzione principale quella di garantire all´organismo la protezione nei confronti dell´attacco da parte dei patogeni.
All´interno dell´ematologia alcuni medici si specializzano ulteriormente in settori come l´immunoematologia, che studia le interazioni tra sistema linfatico e sistema circolatorio e le malattie che derivano da disfunzioni di tipo immunitario, o l´oncoematologia, che si occupa dei tumori del sangue, come i linfomi e le leucemie. Inoltre, i patologi specializzati nella diagnosi di malattie ematologiche svolgono la loro attività in laboratorio, dove analizzano sangue e midollo osseo.
I pazienti interessati a questa specializzazione medica sono le persone affette da patologie ematiche: chi soffre dei vari tipi di anemia (problemi a carico dei globuli rossi), di disfunzioni del midollo osseo (quindi riguardanti i globuli bianchi), di gammapatie (eccessiva produzione di anticorpi) e di coagulopatie (disfunzioni nella coagulazione del sangue). In particolare, le malattie che interessano più comunemente l´ematologo sono l´emofilia, i linfomi e le leucemie, patologie che possono essere riscontrate nella popolazione di ogni fascia di età, sia nei bambini che negli adulti.
CENNI STORICI
Il ruolo profondamente simbolico che il sangue ha avuto in tutte le civiltà, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, dal sistema culturale e dal grado di sviluppo sociale e scientifico, ha fatto sì che l´uomo si sia da sempre interessato alla sua natura, attribuendogli un duplice ruolo nella sfera fisica e in quella emozionale.
Miti e leggende sul sangue
Le prime superstizioni relative al sangue si ritrovano nelle civiltà più antiche che si sono sviluppate nel bacino Mediterraneo. Nell´antica Grecia, si narra che Esone, per riguadagnare la giovinezza, bevve il sangue di suo figlio Giasone; anche gli antichi Egizi credevano nelle proprietà ringiovanenti di questo fluido e da ciò deriva l´usanza di immergervisi dentro. Nell´età d’oro di Roma, invece, i gladiatori bevevano il sangue dell´avversario ucciso per attingerne la forza per i combattimenti futuri.
Anche le religioni attribuirono presto un forte valore allo spargimento di sangue, tanto che i sacrifici erano parte integrante di alcune cerimonie religiose. In Sud America le tribù indigene credevano che gli spiriti maligni potessero essere esorcizzati incidendosi le vene, mentre secondo i Maya e gli Aztechi lo spargimento del sangue degli individui prescelti per i sacrifici era in grado di placare le ire degli dei. Nelle grandi religioni monoteiste, invece, il sangue è il simbolo del legame tra l´uomo e i suoi simili.
Tuttavia, il sangue è stato spesso utilizzato per indicare la spregevolezza dell´essere umano e come strumento per discriminare i popoli stranieri; come esempio di questa tendenza basta ricordare il tentativo di diffondere la purezza della razza ariana eliminando i cittadini dal sangue impuro, come gli ebrei e gli zingari. Dal punto di vista sociale, poi, viene ancora oggi utilizzato come indicatore dello status: è ben nota l´espressione sangue blu per indicare gli aristocratici.
La storia dell´ematologia
Fu, probabilmente, il medico greco-romano Galeno a dare il primo contributo decisivo alle conoscenze riguardanti il sistema circolatorio. Egli scoprì che, contrariamente a quanto era stato creduto fino ad allora, le arterie non contenevano aria, bensì sangue. Questa scoperta aprì la strada alla pratica del salasso, attraverso cui l´accesso di sangue considerato responsabile di alcune malattie veniva rimosso incidendo i vasi sanguigni o applicando sanguisughe. In seguito per secoli l´ematologia non ebbe grandi sviluppi e il salasso rimase la pratica principale, fino a che, nel 1600, l´invenzione del microscopio permise uno studio più approfondito del sangue e delle sue proprietà. Bisognerà, però, attendere il 1868 perché Neumann scopra che la sintesi degli elementi del sangue si realizza all´interno del midollo osseo.
Nel 1665, l´anatomista inglese Lower, trasfuse per la prima volta del sangue da un cane ad un altro; due anni dopo il medico francese Denis trasfuse del sangue di agnello ad un ragazzo di 15 anni. In entrambi i casi gli individui che avevano ricevuto il sangue morirono, ma ciò non frenò la curiosità scientifica a riguardo, anzi, questi primi tentativi aprirono la strada ad una serie di esperimenti in tutta l´Europa, tanto che il Papa si vide costretto a proibire tale pratica in tutti gli Stati.
Il primo successo nel campo delle trasfusioni si ottenne circa 150 anni dopo l´esperimento di Lower, quando Blundell mise a punto una siringa per trasferire direttamente il sangue da uomo a uomo. I tentativi di trasfusione aumentarono, ma molti pazienti morivano per una serie di reazioni dalla causa sconosciuta. Finalmente, nel 1901, Landsteiner rese noti i suoi lavori, attraverso i quali aveva scoperto il sistema AB0 per la determinazione dei gruppi sanguigni; da quel momento fu introdotta la pratica di stabilire il gruppo sanguigno del paziente prima di effettuare la trasfusione e quest´accorgimento eliminò la maggior parte delle reazioni mortali.
La scoperta di Landsteiner fece aumentare esponenzialmente l´interesse di medici e scienziati sul sangue. Allo stesso tempo nacque l´esigenza di avere a disposizione persone che volessero donarlo per poter fronteggiare i casi d´emergenza. Fu così che, nel 1922, si creò a Londra il primo servizio di donatori, volontari disponibili alla donazione del sangue entro 24 ore dalla chiamata per presentarsi all´ospedale. Tutti i volontari venivano esaminati, testati per il gruppo sanguigno ed inseriti nell´elenco dei possibili donatori. Nel frattempo gli studi di Landsteiner proseguirono negli anni ´40 lo scienziato, insieme a Wiener, scoprì anche il sistema Rh.
I progressi successivi riguardarono la conservazione, lo stoccaggio e l´uso del sangue. Una delle spinte maggiori a queste evoluzioni furono le esigenze nate durante le due grandi Guerre Mondiali, che permisero di sperimentare il trasporto del sangue, tanto che al momento di massima estensione delle zone belliche era possibile rifornire di sangue i fronti della battaglia. Nel frattempo due medici statunitensi misero a punto una soluzione di glucosio citrato che permise la conservazione del sangue per qualche settimana dopo la raccolta.
A partire dalla Seconda Guerra Mondiale la ricerca sul sangue si sviluppò ulteriormente: venne scoperta la struttura dell´emoglobina (Perutz, 1959), furono messe a punto le tecniche di frazionamento del sangue nei suoi diversi componenti da utilizzare nella terapia di differenti patologie e fu scoperto il fattore antiemofilico (Patek e Taylor, 1937), i cui livelli aumentano durante la gravidanza e in caso di cirrosi epatica, epatiti e insufficienza renale cronica e diminuiscono in patologie quale l´emofilia e che ha funzione di regolare la coagulazione sanguigna. Infine si giunse all´introduzione delle sacche in materiale plastico per contenere il sangue, che sostituiscono i contenitori in vetro, più fragili e poco adatti all´uso.
L´ultima decade è stata molto proficua di innovazioni terapeutiche in campo ematologico; ciò ha portato a vere e proprie rivoluzioni nel trattamento di patologie come il mieloma multiplo e le sindromi di Philadelphia positive. I passi in avanti compiuti devono molto all´evoluzione della diagnostica di laboratorio e della biologia molecolare e ancora oggi l´arricchimento delle scoperte in ambito genetico apre nuovi scenari e nuove speranze e tutti i farmaci e le terapie possono avvalersi di metodiche più mirate ed efficienti.
Il caso emofilia
L´avvento delle tecniche di frazionamento del sangue ha permesso lo sviluppo di preparazioni di emoderivati da somministrare a pazienti emofilici. Dall´ inizio fino alla metà degli anni ´80 diverse società americane distribuirono negli Stati Uniti ed esportarono in tutto il mondo prodotti noti come fattori di concentrato, fattore VIII e fattore IX, o, più comunemente, fattore antiemofilico.
I pazienti che ricevettero la cura contrassero l´infezione da HIV o l´epatite C e risultò che i concentrati somministrati erano contaminati dai virus responsabili di queste patologie; da allora sono in corso diverse cause legali per il risarcimento dei soggetti contaminati o degli eredi di coloro che sono defunti in seguito alla malattia così contratta.
Dopo il 1978 le quattro principali società degli Stati Uniti addette alla fabbricazione, produzione e vendita dei fattori VIII e IX erano: l´Armour Pharmaceutical Company, la Bayer Corporation e la sua divisione Cutter Biological, la Baxter healtcare Corporation e la sua divisione Hyland Pharmaceutical e l´Alpha Therapeutic Corporation. Le accuse sostengono che tre di queste aziende farmaceutiche (Alpha, Baxter e Cutter) reclutarono e retribuirono donatori provenienti da categorie di popolazione al alto rischio, compresi carcerati e tossicodipendenti che facevano uso di droga per via endovenosa per ottenere il plasma utilizzato nella fabbricazione dei concentrati di fattore antiemofilico. Le accuse includono il fatto che queste società non esclusero i donatori affetti da epatite virale, come sarebbe stato previsto, invece, dalla legge statunitense e che siano state rilasciate false dichiarazioni ai funzionari governativi e al pubblico in cui veniva garantita la sicurezza degli emoderivati e di aver adottato in modo serio, tempestivo ed efficace tutte le misure necessarie per ridurre il rischio che gli emofiliaci contrassero l´AIDS e l´epatite C.
Le prime prove riguardanti i decessi di emofiliaci a causa dell´ infezione da HIV emersero nel 1982, ma il fattore antiemofilico fu ritirato dal commercio solo tre anni dopo, senza che i pazienti che ne facevano uso venissero avvertiti del pericolo di contrarre AIDS ed epatite C. Inoltre, non fu condotto nessun test per verificare la sicurezza del prodotto, anzi, vennero rilasciate dichiarazioni pubbliche che minimizzavano il rischio. Verso la fine del 1984 la Cutter mise in commercio un prodotto più sicuro, ma continuò a distribuire il farmaco contaminato in Asia e in America Latina per un altro anno.
Attualmente sono ancora aperte diverse cause intentate dai pazienti che sono stati infettati, o dai loro eredi nei casi in cui i diretti interessati siano già deceduti. I Paesi coinvolti sono Argentina, Germania, Hong Kong, Irlanda, Israele, Italia, Taiwan e Gran Bretagna e molti altri in Africa, Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente.
PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE
La scuola ematologica italiana è costantemente ai primi posti per il contributo fornito ai progressi medico-scientifici nell´ambito dell´ematologia. La Società Italiana di Ematologia (SIE) è l´associazione scientifica che, a partire dal 1935, si dedica al progresso e allo sviluppo di questa branca della medicina del nostro Paese. Si tratta di una delle prime società di ematologia nel mondo e collabora con i maggiori soggetti a livello nazionale e internazionale, occupandosi di ricerca, prevenzione e assistenza ai pazienti ematologici, con pubblicazioni sulle più prestigiose riviste internazionali del settore. Inoltre è attiva nell´ambito della formazione e dell´aggiornamento medico-scientifico, nell´elaborazione delle linee guida di riferimento e, più in generale, della diffusione della cultura ematologica sia a livello scientifico, sia a livello professionale.
E´ importante, inoltre, riconoscere l´apporto decisivo di organizzazioni no profit come l´Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfomi e Mieloma (AIL), che contribuiscono in modo determinante al reperimento delle risorse necessarie.
Il grande interesse nei confronti di questa disciplina deriva dal costante incremento osservato nei casi di tumore del sangue (leucemie, linfomi e mielomi): a livello mondiale si attestano al quarto posto fra i più diffusi (dopo i tumori alla mammella, al colon retto e all´ utero per le donne e quelli alla prostata, ai polmoni e al colon retto per gli uomini) e in Italia vengono registrati 20 mila nuovi casi ogni anno. Allo stesso tempo, queste patologie registrano oggi le maggiori percentuali di guarigione in campo oncologico, grazie alla costante evoluzione della diagnostica di laboratorio e delle tecniche di biologia molecolare a disposizione, allo sviluppo di farmaci e terapie sempre più mirati e intelligenti e all´evoluzione sul fronte del trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Ciò vale anche per alcune patologie che in passato erano ritenute gravissime, come i linfomi di Hodgkin, la leucemia mieloide cronica, che colpisce 900 italiani ogni anno e la leucemia promielocitica acuta, per cui attualmente si ha remissione completa nel 70-80% dei casi. Per quanto riguarda i mielomi, invece, nuove molecole per la terapia sono già in fase di sperimentazione clinica, con risultati molto promettenti.
I linfomi sono senza dubbio i più frequenti fra i tumori al sangue; nell´Unione europea vengono stimati 70 mila nuovi casi ogni anno e secondo le proiezioni saranno i tipi di cancro più diffusi nel 2020.
In particolare, in Italia vengono diagnosticati ogni anno 5600 nuovi casi di linfomi non-Hodgkin fra gli uomini e 4600 fra le donne. Questi tumori sono più frequenti dopo i 60 anni di età e possono essere distinti in aggressivi (ad evoluzione più rapida) e indolenti; mentre per i primi è stata registrata una percentuale di guarigione intorno al 50%, soprattutto grazie ad una maggiore efficacia dei farmaci disponibili nei confronti di questa tipologia di linfoma, solo il 20-30% dei pazienti affetti da una forma indolente ne guarisce.
I linfomi di tipo Hodgkin, invece, colpiscono due fasce d´ età distinte: tra i 20 e i 30 anni e dopo i 60-70 anni.
Le conoscenze attuali spiegano l´elevata incidenza di questi tumori con l´esistenza di numerosi fattori di rischio, fra cui i più significativi sono l´inquinamento ambientale e alcune infezioni virali. Inoltre, soprattutto per i linfomi non-Hodgkin, l´innalzamento dell´età media sembra essere un fattore determinante.
Ad arricchire il panorama clinico contribuiscono, inoltre, le patologie ematologiche non tumorali. Fra queste le piastrinopenie idiopatiche, caratterizzate da una riduzione del numero di piastrine circolanti e alcune patologie rare, come l´emoglobinuria parossistica notturna, un´alterazione delle cellule staminali che può evolvere in leucemia acuta, le aplasie midollari, in cui si riscontra una distribuzione delle cellule del midollo osseo e le emocromatosi, causate da un eccesso e da un accumulo di ferro registrano costantemente novità e progressi sia in ambito diagnostico, sia in ambito terapeutico.
La ricerca italiana ha contribuito e continua a contribuire in modo sostanziale agli avanzamenti nell´ambito delle malattie ematologiche non oncologiche, spesso coordinando progetti di collaborazione internazionali.
SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´E CORSI DI AGGIORNAMENTO
La formazione dell´ematologo prevede, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e l´abilitazione all´esercizio della professione di Medico, la frequenza della Scuola di Specializzazione in Ematologia.
Sono 37 gli atenei italiani presso cui è possibile conseguire il titolo di Dottore in medicina e Chirurgia: Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Foggia, Genova, l´ Aquila, Messina, Milano (Università degli Studi, Milano-Bicocca, Cattolica, Vita-Salute San Raffaele), Modena e Reggio Emilia, Napoli ( Federico II e Seconda Università degli Studi), Padova, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Roma (La Sapienza, Tor Vergata, Campus Biomedico), Sassari, Siena, Torino, Trieste, Udine, Varese e Como, Verona.
Secondo i dati forniti dal Ministero dell´ Istruzione, dell´Università e della Ricerca nell´anno accademico 2007/2008 la Scuola di Specializzazione in Ematologia è stata attivata presso le università di Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Chieti, Ferrara, Firenze, Genova, L´ Aquila, Messina, Milano (Università degli Studi e di Milano-Bicocca, Università Vita-Salute San Raffaele, Cattolica), Modena, Napoli (Federico II e Seconda Università degli Studi), Padova, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Roma (La Sapienza, Tor Vergata, Campus Biomedico), Sassari, Siena, Torino, Udine e Verona.
Esistono Dottorati di Ricerca che permettono una specializzazione nelle tecniche dell´ematologia. Consultando i siti internet dei singoli atenei italiani si possono ottenere maggiori informazioni a riguardo.
E´, inoltre, possibile la frequenza di Master di I e II livello e Corsi di Perfezionamento in area ematologica. L´attivazione di questi master e corsi è variabile di anno accademico in anno accademico, a discrezione delle strutture che li promuovono. Si rimanda, perciò, alle pagine web di atenei, istituti di ricerca e delle altre strutture interessate per informazioni più dettagliate e aggiornate.
Centri di Ricerca in Italia
Come prevedibile in base al contributo fornito dall´Italia alle innovazioni in questo settore, nel nostro Paese esistono vari centri di studio e ricerca che si occupano di ematologia; il loro numero è, attualmente, superiore ai 140 centri e unità operative specializzati nel campo, con migliaia di esperti al loro interno.
Fra gli altri è possibile menzionare, a Roma, il Campus Biomedico – area ematologica, il Policlinico Universitario Gemelli, l´Azienda Policlinico Umberto I e l´Oncoematologia Pediatrica dell´ Università “La Sapienza”. A Milano è possibile rivolgersi alla Clinica Pediatrica de Marchi e al servizio di ematologia – centro emofilia e trombosi Angelo bianchi Bonomi – IRCCS – Fondazione Ospedale Policlinico Mangiagalli Regina Elena. A Torino è presente un settore Ematologia all´Ospedale San Giovanni Battista Molinette, presso l´Azienda Ospedaliera di Cosenza l´Unità Operativa Complessa di Ematologia e a Reggio Calabria l´Ospedale Bianchi Melacrino Morelli.
TRATTATO DECRITTIVO
I componenti del sangue e le loro funzioni
Il sangue è un tessuto connettivo, cioè con funzioni di collegamento, sostegno e nutrimento nei confronti di altri tessuti. Viene, però, definito atipico, in quanto la matrice extracellulare (ossia la parte che non è costituita da cellule) è liquida.
In particolare, si definisce plasma la componente liquida del sangue, mentre il siero è il plasma privato di alcune componenti (fibrinogeno e fattori della coagulazione). L´acqua in esso contenuta trasporta le molecole organiche e inorganiche e le cellule ematiche; inoltre permette la distribuzione del calore. Il mantenimento del Ph fisiologico del sangue (circa 7,4) è permesso dagli ioni (particelle cariche positivamente o negativamente) in essa presenti.
All´interno del plasma si trovano sia vari nutrienti utilizzati dalle cellule per la produzione di energia e nelle varie reazioni metaboliche (glucosio, aminoacidi, trigliceridi e colesterolo), sia i prodotti di rifiuto del metabolismo delle proteine (urea, acido urico e creatinina), che vengono raccolti a livello dei reni. Inoltre, vi si trova la bilirubina, prodotto di scarto dei globuli rossi e una serie di proteine (albumina, globuline e fibrinogeno, particolarmente importante perché coinvolto nella coagulazione).
In unione con la parte liquida c´è la componente cellulare del tessuto sanguigno, costituita dai cosiddetti elementi corpuscolati.
Gli eritrociti (o globuli rossi) trasportano l´ossigeno e l´anidride carbonica, grazie alla presenza, al loro interno, dell´emoglobina, mentre i leucociti (o globuli bianchi) svolgono una funzione di difesa nei confronti degli attacchi da parte di patogeni (batteri e quant´altro).
I globuli rossi costituiscono il 99% delle cellule del sangue; sono privi di nucleo e, grazie alla loro estrema deformabilità, possono percorrere anche capillari di calibro inferiore al loro diametro, come quelli presenti a livello polmonare. La loro vita è piuttosto breve (120 giorni), ma hanno una funzione molto importante; infatti l´emoglobina presente al loro interno, responsabile del loro colore rosso, permette la respirazione. Infine, le molecole presenti sulla loro superficie determinano il gruppo sanguigno nel sistema AB0.
I globuli bianchi costituiscono, invece, una popolazione di cellule molto varia. Appartengono a questo gruppo:
– i granulociti, che a loro volta si suddividono in neutrofili (che fagocitano, cioè, letteralmente, “ingoiano” i microrganismi), basofili ( che rilasciano l´istamina, molecola coinvolta nelle risposte infiammatorie e l´ eparina, un fattore anticoagulante) ed eosinofili (che difendono dai parassiti);
– i linfociti, che partecipano alla produzione degli anticorpi, permettono la regolazione del sistema immunitario, le reazioni allergiche e fenomeni come il rigetto dei trapianti. Si dividono in linfociti B, che producono direttamente gli anticorpi, linfociti T helper, che attivano altri componenti del sistema immunitario e linfociti T citotossici e cellule Natural Killer (NK) che uccidono direttamente le cellule infettate;
– i monociti, che, nei tessuti, diventano macrofagi, ossia cellule che, come i granulociti neutrofili, hanno capacità di fagocitosi;
– le piastrine (o trombociti) sono indispensabili per la coagulazione, durante la quale formano il cosiddetto tappo piastrinico e rilasciano sostanze necessarie alla realizzazione del processo.
Tutti gli elementi corpuscolati sono prodotti a partire dalle cellule staminali emopoietiche e il processo che li origina è detto emopoiesi. Prima della nascita i fenomeni emopoietici si realizzano nel sacco vitellino (il primo elemento visibile in seguito all´instaurarsi di una gravidanza), nel fegato, nel timo, nella milza, nei linfonodi e nel midollo osseo, mentre dopo la nascita sono confinati nel midollo osseo e nel tessuto linfatico. Negli adulti il midollo osseo si trova nelle coste, nello sterno, nelle vertebre, nella pelvi e nell´estremità prossimale del femore e dell´omero.
In particolare, l´insieme delle reazioni che portano alla sintesi dei globuli rossi è chiamato eritropoiesi ed è regolato dall´eritropoietina, una proteina la cui secrezione a livello renale aumenta in condizioni di carenza di ossigeno nei tessuti. Le principali sostanze necessarie alla sintesi dei globuli rossi sono il ferro, l´acido folico e la vitamina B12.
I gruppi sanguigni
L´appartenenza a un gruppo sanguigno è determinata dalla presenza di alcune sostanze sulla superficie dei globuli rossi; queste molecole (antigeni) variano da individuo a individuo e, se assenti, sono considerate estranee dal sistema immunitario e, quindi scatenano una reazione di difesa. Sono noti diversi sistemi di gruppi sanguigni, ma i due più importanti sono il sistema AB0 e il sistema Rhesus (Rh). Tutti i sistemi sono determinati geneticamente.
– Il sistema AB0
Il gene AB0 può presentarsi in tre varianti (alleli): A, B e 0. Dato che ogni individuo ha due copie per ogni gene, ha due alleli, che possono essere uguali o differenti. Gli alleli A e B sono codominanti, cioè se sono presenti entrambi si esprimono tutti e due, mentre la variante 0 è recessiva, ossia la sua presenza non si manifesta se l´altro allele è A o B. Questo significa che esistono sei possibili combinazioni di alleli (AA, AB, BB, A0, B0, 00), ma solo tre possibili gruppi sanguigni: A (corrispondente alle combinazioni AA e A0), B (BB e B0), AB (combinazione AB) e 0 (combinazione 00).
I geni A e B controllano, rispettivamente, l´espressione degli antigeni A e B, mentre il gene 0 è detto amorfo, perché in sua presenza non viene espresso né A, né B. Inoltre, gli individui di gruppo A producono anticorpi contro l´antigene B e, viceversa, gli individui di gruppo B producono anticorpi contro l´antigene A; gli individui 0 producono entrambi gli anticorpi e, infine, gli individui AB non producono nessuno dei due tipi di anticorpo. Ciò fa sì che una persona di gruppo A non possa ricevere trasfusioni di sangue B o AB, perché produrrebbe anticorpi contro l´antigene B, scatenando una grave reazione immune; per lo stesso motivo gli individui B non possono ricevere sangue A o AB e chi appartiene al gruppo sanguigno 0 non può ricevere né sangue A, né B, né AB, ma è un donatore universale, perché i suoi globuli rossi, non avendo nessun antigene, non scatenano nessuna risposta immunitaria. Gli individui AB sono, invece, dei riceventi universali, perché non producono nessun anticorpo contro gli antigeni del sistema AB0.
Date le basi genetiche di questo sistema, il gruppo sanguigno può essere utilizzato in studi di paternità. Infatti, ad esempio, un uomo 0 potrà trasmettere ai suoi discendenti solo l´allele 0 e, quindi, un bambino appartenente al gruppo AB non può essere suo figlio.
– Il sistema Rh
Il sistema Rhesus è stato scoperto osservando che anticorpi prodotti da conigli contro i globuli rossi della scimmia Macacus rhesus riconoscevano 1´85% dei globuli rossi umani; questi eritrociti furono definiti Rhesus positivi (Rh+), mentre il restante 15% furono indicati come Rhesus negativi (Rh-). L´antigene corrispondente è chiamato D e le varianti possibili (gli alleli) sono due: D (che produce l´antigene ed è dominante, ossia permette la sintesi dell´antigene anche se l´altro allele presente è d) e d (che non produce l´antigene ed è recessiva, ossia non ha nessun effetto in presenza di D); gli individui Rh+ corrispondono alle combinazioni DD e Dd, mentre gli Rh- possono presentare solo la combinazione dd. Analogamente a quanto succede nel caso del sistema AB0, gli individui Rh- producono anticorpi diretti contro l´antigene D, mentre gli Rh+ non sintetizzano nessun anticorpo.
In genere il numero di anticorpi contro l´antigene D è insufficiente a causare la morte dei globuli rossi; tuttavia questo antigene è responsabile di più del 90% dei casi di malattia emolitica del neonato. Infatti, se al momento del parto c´è una commistione fra il sangue di una mamma Rh- e di un neonato Rh+, il sistema immunitario della madre può produrre anticorpi anti Rh in quantità sufficiente a causare la morte dei globuli rossi del bambino.
L´apparato linfatico
Strettamente connesso al sistema circolatorio vi è il sistema linfatico. Esso è costituito da un sistema di vasi (i vasi linfatici) lungo il cui percorso sono intercalati i linfonodi, che ricevono la linfa e la filtrano, fungendo anche da temporaneo sito di deposito e di sede per lo svolgimento delle funzioni dei linfociti.
Gli organi linfoidi, invece, producono e ospitano i linfociti. Si dividono in organi linfoidi primari (midollo osseo e timo), che contengono cellule staminali che danno origine a linfociti T, B e cellule NK e organi linfoidi secondari (linfonodi, milza e tessuto linfoide associato alle mucose – MALT), in cui i linfociti si dividono in risposta a un´infezione.