La chirurgia maxillo-facciale è una specialità medico-chirurgica che si occupa di tutte le operazioni mirate alla cura di vari tipi di patologia (traumatismo, malformazione, neoplasia, infezione e malattia degenerativa) e di problemi estetico-funzionali della faccia e dello scheletro facciale. Comprende tutte le fasi cliniche, diagnostiche e imaging, la scelta della terapia chirurgica indicata e il successivo assiduo e rigoroso follow-up.

CENNI STORICI

Chirurgia plastica

La chirurgia plastica ha origini lontanissime: plastica deriva da “plastikos,” vocabolo greco che significa modellare, dare forma. Ma la descrizione dei primi interventi di chirurgia plastica risalgono ai papiri egizi e ai testi sanscriti dell’antica India.
Già il papiro di Edwin Smith, datato 3000 a. C. contiene la prima descrizione della chirurgia di un trauma facciale, con fratture nasali e della mandibola. Per la prima ricostruzione di nasi, orecchie e labbra si deve arrivare ai testi Indù datati circa 400 a. C. Allora andava di moda tagliare il naso al nemico, e anche il sistema giudiziario comminava l’amputazione di nasi, orecchie e genitali. Non stupisce allora che un autore Indù, Sushrata, descriva per primo nella sua enciclopedia Samhita, la ricostruzione dell’orecchio con pelle prelevata dalla guancia e la ricostruzione del naso, detta ancora oggi con il “metodo indiano” o “indù”. Essa consisteva in un’ incisione su tre lati, prelievo di un lembo quadrato di cute dalla guancia adiacente e  ribaltamento, fino all’attecchimento, sulla zona da ricostruire.
Sempre ai medici indù si deve il trapianto di pelle prelevata dalle natiche: tecnica che precederebbe di più di 2 millenni il primo trapianto ufficiale di pelle descritto da Jacques-Louis Reverdin, chirurgo svizzero, nel 1869. Nel IV secolo a. C. Alessandro Magno invase l’India, e importò queste tecniche di ricostruzione nel bacino del Mediterraneo. Si diffusero talmente tanto, che nel I secolo d.C. il medico romano Aulo Cornelio Celso, descrisse la riparazione della mutilazione delle labbra, delle orecchie, del naso nel suo De Medicina. E nel IV secolo d. C. Oribasio, medico di corte bizantino, nella sua Synagogue Medicae (una enciclopedia di 70 volumi), dedicò ben due capitoli alla ricostruzione dei difetti della faccia. Pratiche assai utili a quei tempi: si dice che nell’8° secolo Giustiniano II fosse detto Rhinometus, cioè “dal naso mozzo” perché dopo essere stato rovesciato dal trono era stato anche mutilato per impedirgli di riconquistare lo status di imperatore. Pratica che non ebbe grande risultato. Giustiniano II si fece ricostruire il naso e ritornò al potere: c’è chi sostiene che alcune sue statue marmoree lo raffigurino con una cicatrice sulla fronte, nella zona del prelievo. Contemporanea è la correzione del labbro leporino, che a partire dal IV secolo veniva praticata in Cina dai medici della dinastia Chin. La caduta di Roma, nel V secolo e le invasioni barbariche fecero dimenticare queste tecniche.
Il Medioevo fu, sotto questo aspetto, un periodo di arretratezza. Con qualche eccezione: nel 920 nel Leechbook of Bald, testo antico inglese di pratiche mediche, si descrive la prima operazione di correzione della palatoschisi, cioè un malformazione del palato che durante la gravidanza non si salda.
Ma nel XIII secolo papa Innocenzo III proibì ogni intervento chirurgico, e la maggior parte dei medici del tempo iniziarono a considerare disonorevole e volgare la manualità degli interventi chirurgici che diventarono competenza dei barbieri. La chirurgia plastica ricostruttiva fu reintrodotta in Europa nel 9°-12° sec. : gli arabi, che avevano invaso la valle dell’Indo nel 711 d. C. e vi avevano appreso le tecniche di ricostruzione, le reimportarono nel bacino del mediterraneo quando conquistarono la Spagna e la Sicilia.

La scuola italiana

In Italia invece sono di quel periodo le grandi famiglie in cui il mestiere di barbiere-cerusico era ereditario. Un esempio fu la famiglia Branca, vissuta nella Sicilia del XV secolo: il padre, nel 1442 reintrodusse la ricostruzione del naso con la tecnica indiana, ma così come nell’India antica la casta indiana Koomas, (cioè dei cerusici-produttori di mattoni) non divulgava le sue tecniche, lo stesso fece Branca padre, che le tramandò al figlio Antonio. Le conosciamo grazie alla descrizione che ne diede Alexander Benedictus, allora docente all’Università di Padova. I Branca, per riparare labbra, nasi e orecchie, legavano un braccio alla zona da ricostruire, poi tagliavano dal braccio tre lati di un lembo quadrato di pelle e la ribaltavano sulla parte da ricostruire. A riparazione compiuta tagliavano il quarto lato del lembo e liberavano il braccio. Le tecnica, detta “metodo italiano” divenne patrimonio anche dei Boiardi, famiglia di medici calabresi.
All’Università di Bologna lavorava Leonardo Fioravanti, che nel suo “Il tesoro della vita humana” pubblicò il resoconto delle ricostruzioni nasali effettuate dalla famiglia di barbieri Vianeso, suscitando l’interesse di Gasparo Tagliacozzi che ne divulgò la metodica.
Leonardo Fioravanti rese nota anche la tecnica del trapianto. Questa risale alla civiltà indù, circa 2500 anni fa, e fu reintrodotta in Europa dagli arabi. Ma la prima descrizione, di Fioravanti, risale al 1570. Ad un certo gentiluomo Spagnolo chiamato Andreas Gutiero era stato tagliato il naso in un duello, naso poi finito sulla sabbia. Fioravanti racconta di averlo preso in mano, pulito con l’urina e riappiccicato, lasciandolo a riposo per 8 – 10 giorni. Barbaro ma efficace.

I chirurghi inglesi

Ma nel XVI secolo iniziò un altro periodo buio della chirurgia, che ritornò in auge solo nel XVIII secolo, a opera degli inglesi, subito dopo l’invasione dell’India. Lucas, un chirurgo inglese, reduce da quei lidi, descrisse la ricostruzione del naso effettuata da un Koomas indiano cui aveva assistito in una lettera indirizzata nel 1794 al Gentleman’s Magazine di Londra. Poco prima, era il 1791, Chopard aveva ricostruito un labbro usando un lembo di pelle rivoltata dal collo.
Fra i lettori del racconto di Lucas c’era Joseph Carpue, chirurgo del York Hospital di Chelsea in Inghilterra il quale si esercitò sui cadaveri e nel 1814 effettuò la prima operazione su un ufficiale britannico che aveva perso il naso per colpa di un terapia mal fatta a base di mercurio, e su un altro ufficiale mutilato da una sciabolata. Carpue pubblicò il suo lavoro con il titolo Restoration of a Lost Nose nel 1816 ridando nuovo splendore alla rinoplastica indiana.

Nasce la chirugia plastica moderna

Due anni dopo, era il 1818, il chirurgo tedesco Carl Von Graefe, considerato allora il miglior chirurgo d’Europa e padre della chirurgia plastica moderna, pubblicò Rhinoplastik. Vi citava 55 operazioni di rinoplastica (con il metodo indiano, italiano e il nuovo metodo tedesco, che consisteva in un vero trapianto di pelle dal braccio), ma anche interventi di blefaroplastica (plastica della palpebra) e di palatoplastica, tanto da essere considerato padre della chirurgia plastica moderna. Ma solo il suo successore rese le tecniche più tollerabili grazie all’introduzione dell’anestesia e all’intervento al naso in due tempi per migliorarne l’aspetto.
Per la ricostruzione completa del naso mancava la parte ossea: la soluzione risale al 1892 quando Robert Weir utilizzò lo sterno d’anatra, e coniò per primo in vocabolo “Rinomania”, cioè la ricerca patologica del perfezionismo chirurgico dei pazienti.
Ma il primo intervento di chirurgia estetica risale alla fine del 1800. Nel 1892 John Orlando Roe, chirurgo di Rochester, nello stato di New York, pubblicò uno studio sulla rinoplastica intranasale, cioè come rifare il naso senza lasciare cicatrici esterne. Non eliminava la gobba, ma correggeva il naso a sella, deformità che affliggeva i figli di madri malate di sifilide, patologia venerea allora molto diffusa, che non riuscivano a trovare lavoro e compagno. A lui si deve anche il primo intervento estetico di rinoplastica.
Lo sdoganamento della chirurgia estetica era vicino. Anche in Germania Vincent Czerny sosteneva che il solo scopo estetico era sufficiente per giustificare un intervento chirurgico.
Fino alla fine del IXX secolo la chirurgia plastica fu quasi esclusivamente ricostruttiva e di scarso valore. Poi la prima guerra mondiale cambiò tutto grazie alla chirurgia plastica militare: i molti traumi al capo riportati in battaglia fecero maturare la disciplina, soprattutto per quel che riguarda la chirurgia maxillofacciale. Nei centri di chirurgia plastica militare si riparavano le lesioni della testa e del collo e se prima della grande guerra le maschere coprivano le ferite più sfiguranti, dopo la guerra i visi sfigurati furono riparati dai chirurghi.
Fra il 1920 e il 1940 la chirurgia plastica era stata accettata anche dall’università. Il primo corso universitario di chirurgia plastica risale al 1924, negli Usa, al Johns Hopkins.
Miglioramenti dell’anestesia, uso delle trasfusioni, dei sulfamidici e della penicillina per controllare le infezioni, ridussero di molto mortalità e morbilità delle procedure durante la guerra. In alcuni centri chirurgici plastici militari la mortalità era zero. Inoltre l’amputazione nella Seconda guerra mondiale fu meno usata rispetto ai precedenti conflitti. E si imparò a usare osso lieaco per la ricostruzione delle ossa del viso.
La chirurgia maxillo-facciale moderna esiste da pochi anni. Eppure soprattutto in caso di incidenti è una disciplina che può risolvere da sola molti problemi prima affidati a diversi specialisti: per la pelle interveniva il chirurgo plastico, per i denti l´odontoiatra. Oggi invece un chirurgo maxillo-facciale è in grado di affrontare tutti i problemi da solo.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA’ E CORSI DI AGGIORMENTO

Dopo la laurea in medicina e chirurgia è possibile specializzarsi in chirurgia maxillo facciale. Si tratta di un corso della durata di 5 anni presente nelle seguenti università:
Roma La Sapienza, Un. Piemonte orientale Amedeo Avogrado, Verona, Padova, Napoli Federico II, Udine, Seconda Un. Degli studi di Napoli, Milano Bicocca, Bari, Roma Tor Vergata, Parma, Bologna, Messina, Un. Degli studi di Milano, Firenze, Chieti, Torino, Palermo, Roma Cattolica Sacro Cuore, Modena e Reggio Emilia, Ferrara, Catanzaro, Pavia, L’Aquila.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

La struttura complessa di chirurgia Maxillo-Facciale si occupa dei tumori del cavo orale, faringe, seni paranasali, parotide e tiroide.
I tumori del cavo orale e della faringe richiedono spesso ampie resezioni e ricostruzioni conseguenti. Le modalità più moderne di ricostruzione prevedono l´utilizzo di lembi microchirurgici per un miglior risultato estetico e funzionale. Talvolta si deve ricostruire anche la mandibola in caso di sua asportazione. I tumori dei seni paranasali (fosse nasali. Mascellare, etmoide, sfenoide e seno frontale) interessano spesso le strutture circostanti e la loro asportazione richiede talvolta la partecipazione del neurochirurgo (cosiddette resezioni cranio-facciali).
Una particolare casistica riguarda il cosiddetto adenocarcinoma di tipo intestinale dell´etmoide, che colpisce alcuni lavoratori del legno e del cuoio, riconosciuta dall´INAIL come malattia professionale. I pazienti che chiedono una consulenza vengono visitati talvolta insieme agli oncologi medici e radioterapisti (visite multidisciplinari) per decidere il miglior piano di trattamento.

La questione estetica

Da una recente studio pubblicato si è visto che il 75% delle persone che richiedono un impianto osteointegrato a carico immediato di ultima generazione ammettono di volerlo per estetica, il rifiuto della classica dentiera è in enorme aumento.
Secondo i dati dell´Organizzazione Mondiale della Sanità la situazione dell´edentulia per quanto riguarda gli anziani oltre i 65 anni è nettamente in favore degli italiani: la media è del 18% in Italia rispetto al 40% dell´Europa, al 30% dei Paesi Scandinavi, al 60% del Regno Unito. In pratica gli italiani anziani, per quanto riguarda i denti mancanti, stanno meglio di tutti. Il sorriso è diventato il primo sogno degli italiani, più della linea e della masticazione. Una volta si pensava più alla masticazione, era più importante alimentarsi per sopravvivere. Oggi è più importante l´immagine, il comunicare, il sorridere, per cui la richiesta estetica di cure dentarie è aumentata in maniera esponenziale verso terapie che garantiscano tali esigenze e l´impegno dell´industria è orientato a produrre materiali sempre più rivolti al miglioramento estetico del sorriso.
La maggioranza dei portatori di protesi mobile è scontento psicologicamente e funzionalmente. Inoltre la durata media delle protesi rimovibili è di 7-9 anni e quella delle protesi fisse tradizionali di 10 anni. L´implantologia a carico immediato di ultima generazione distanzia di molto in durata una protesi tradizionale, oltre i 20 anni può essere la durata di un impianto di qualità. E´ però importante evidenziare che ciò non significa che le protesi tradizionali debbano essere abbandonate, anzi in  alcuni casi rappresentano la terapia di prima scelta poiché  non tutte le situazioni cliniche sono favorevoli.
Tutti i pazienti portatori di protesi mobile, quando vengono a conoscenza della possibilità di recuperare una situazione ideale, ricorrono senz´altro all’implantologia a carico immediato di ultima generazione, ma questo è possibile solo dopo uno scrupoloso e approfondito studio morfofunzionale del paziente: cose che un Chirurgo Maxillo-Facciale è in grado di garantire. L’intervento di per se stesso, per un implantologo esperto, è ormai routine. Si può fare, nella maggioranza dei casi, ambulatorialmente in anestesia locale senza disagi eccessivi per il paziente. Sinteticamente possiamo affermare che si tratta di posizionare nell´osso mascellare una o più impianti orali in titanio che vengono lasciate un periodo di tempo, di 2-3 mesi, ad integrarsi nell´osso neoformato. Gli impianti orali a carico immediato di ultima generazione che si utilizzano sono sempre muniti di certificazione  con relativo numero di  lotto e partita, per poter garantire al paziente eventuali interventi di manutenzione nel tempo. Una volta ottenuta l´osseointegrazione, l´impianto orale viene utilizzato, tramite componenti avvitate, per sostenere uno o più denti protesici costruiti “su misura”. Insomma oggi è possibile sfoggiare un bel sorriso, l´implantologia avanzata a carico immediato di ultima generazione e la Chirurgia Maxillo-Facciale sono due alleate rassicuranti per realizzare il proprio sogno.

TRATTATO DESCRITTIVO

La Chirurgia Maxillo-Facciale è una disciplina che ha come obiettivo la valutazione globale, la diagnosi ed il trattamento delle patologie dello scheletro e dei tessuti molli dell´area cranio-maxillo-facciale al cui centro è posto l´apparato masticatorio (bocca, denti e ossa mascellari). Presso la Chirurgia Maxillo-Facciale del Policlinico Universitario di Udine si svolge un´attività clinica e di ricerca rivolta a tutta la patologia del distretto cranio-maxillo-facciale. Un team di specialisti provvede ad un approccio multidisciplinare rivolto alla diagnosi, al trattamento e alla riabilitazione dei pazienti sottoposti a chirurgia.
La Chirurgia Maxillo-Facciale, infatti, ha progressivamente esteso la sua sfera d´interesse verso altre specialità chirurgiche quali l´oculistica, l´otorinolaringoiatria, la chirurgia plastica, la neurochirurgia. L´attività di didattica, inoltre, assume una valenza rilevante nella formazione del medico e dello specialista maxillo facciale.
Più in particolare si occupa di:
Artroscopia temporo-mandibolare.
Traumatologia della faccia, della bocca e dell´apparato dento-scheletrico maxillo-facciale.
Correzione delle malformazioni congenite della faccia e della bocca. Ad esempio la labiopalatoschisi, ovvero una malformazione congenita dovuta a un´anomalia di sviluppo. È comunemente e volgarmente nota, ma con un connotato vagamente negativo, come labbro leporino. E´ pertanto preferibile usare la terminologia di schisi (labiale e palatale). In Italia ha una incidenza di circa un 1,5 casi ogni mille, circa 800 l´anno. Morfologicamente può variare da una piccola incisura sul labbro superiore del neonato, fino alla sua separazione completa che si estende entro il pavimento delle fosse nasali.
In genere il labbro leporino si accompagna ad anomalie delle cartilagini e delle ossa nasali, anomalie dei denti (assenza, deformazioni, denti soprannumerari). A parte il fattore estetico e i problemi connessi con la correzione dei difetti del linguaggio, tale malformazione, facilitando la deviazione di cibo nelle vie respiratorie, pone immediati problemi per l´alimentazione del neonato e per la profilassi delle infezioni broncopolmonari da aspirazione (nelle polmoniti ab ingestis il danno al tessuto polmonare è essenzialmente causato dal contatto con il contenuto gastrico, estremamente acido). Il trattamento consiste in un intervento di chirurgia plastica o maxillo-facciale praticato in genere all´età di uno o due mesi, con una revisione del primo intervento riparativo all´età di 4-5 anni.
Correzione delle malformazioni e deformità cranio-maxillo-facciali
Chirurgia ortognatica per la correzione delle Malocclusioni e delle deformità dei mascellari. Per malocclusione dentale si intende una cattiva chiusura dei denti. Generalmente è dovuta ad un insufficiente allineamento dei denti stessi nelle arcate dentali oppure ad una eccessiva discrepanza in senso antero-posteriore e/o trasversale delle basi ossee che sostengono i denti. Viene corretta dall´odontoiatra mediante un trattamento ortodontico o chirurgico a seconda dei casi.
 – Chirurgia dell´orbita oculare (malformativa, traumatologica, oncologica, estetica). L´orbita oculare è una cavità esocranica costituita dal comporsi delle ossa craniche. Le cavità orbitarie sono due piramidi distese, con la base che corrisponde al contorno dell´orbita e l´apice diretto posteromedialmente, costituito dal foro ottico.
Chirurgia estetica della faccia. Ad esempio la rinoplastica, l´intervento chirurgico che permette di rimodellare il naso.
In particolare si intende la modifica della forma strutturale esterna, che può essere eseguita sia per ragioni estetiche, sia per correggere aspetti funzionali legati a disturbi respiratori.
La rinoplastica fu per la prima volta sviluppata da Susruta, medico vissuto in India nel VI secolo a.C., che per primo descrisse un intervento nell´opera Susrutha Samhita. Lui e i suoi discepoli utilizzavano la rinoplastica per ricostruire i nasi che erano amputati come punizione per i crimini commessi.
La rinoplastica viene effettuata in anestesia locale con sedazione, o generale e va a modificare la forma del naso intervenendo sullo scheletro osseo e cartilagineo.
Chirurgia oncologica oro-maxillo-facciale, cioè la conoscenza e la terapia chirurgica della patologia del cavo orale.
Chirurgia ricostruttiva ossea dei mascellari e dello scheletro facciale.
Chirurgia orale e implantologia, si occupa di estrazioni dentali, di residui radicolari. Rimozione di radici o di denti inclusi o semi-inclusi nell´osso; asportazione dell´apice del dente coinvolto in processi infiammatori non trattabili con la sola endodonzia, asportazione di cisti e piccole neoformazioni del cavo orale, elevazione del pavimento del seno mascellare mediante innesto di biomateriali a scopo implantoprotesico, estrazione di denti sani in casi di affollamento dentario ai fini di una corretta terapia ortodontica. Include anche l´implantologia e tutti gli interventi chirurgici eseguiti a scopo preimplantare, come chirurgia ricostruttiva ossea, innesti ossei con osso del paziente o sintetico, rigenerazione ossea guidata con membrane.
Per implantologia si intende quell´insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare funzionalmente un paziente affetto da edentulismo totale o parziale mediante l´utilizzo di impianti dentali ovverosia elementi metallici inseriti chirurgicamente nell´osso mandibolare o mascellare, o sopra di esso ma sotto la gengiva, atti a loro volta a permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria. Tali impianti possono essere di diverse forme inseriti in diverse sedi con varie tecniche e poi connessi alle protesi con diverse tempistiche.
Chirurgia dell´articolazione mandibolare.
Distrazione osteogenetica delle ossa facciali e mascellari. Tecnica per lo  sviluppo di parti anatomiche come gli arti e i tessuti molli ad essi collegati. Il fissatore esterno di Ilizarov è stato inventato e perfezionato in Russia dal Professore Gavril Abramovich Ilizarov dal 1951 al 1992. Questo tipo di fissatore è una sorta di gabbia metallica che “imprigiona” l´arto da curare e rende estremamente stabile la frattura ossea mediante viti (fiches),dei fili transossei e da anelli metallici collegati tra loro mediante aste filettate. Fino ad ora è l´unico sistema per allungare,correggere e stabilizzare le deformità ossee (pseudoartosi comprese).
Chirurgia delle patologie infiammatorie dei mascellari e della faccia.
Chirurgia delle ghiandole salivari, che sono collocate nell´area della bocca, nonché in alcuni tessuti della faccia e del collo. Le più grandi e conosciute sono la ghiandola parotide (di tipo acinoso-composto), la sottomandibolare (di tipo tubulo-acinoso), nonché la sottolinguale. La parotide ha un secreto di tipo sieroso, mente la sottomandibolare e la sottolinguale sono a secrezione mista; nella prima prevale la componente sierosa, nella seconda, al contrario, quella mucosa. Oltre a queste ghiandole salivari maggiori, esistono centinaia di minuscole ghiandole chiamate “salivari minori” che risultano localizzate nelle labbra e nella mucosa interna dalla bocca fino alla gola. Esse producono la saliva, secreto utile per la digestione e la lubrificazione del tubo digerente.
Chirurgia endoscopica dei seni paranasali, quattro paia di cavità scavate all´interno delle ossa del massiccio facciale, comunicanti tramite canali ossei ed orifizi con le cavità nasali, che a loro volta possono comunicare con l´esterno.
Microchirurgia ricostruttiva di ossa, tessuti molli, nervi con trapianti rivascolarizzati da altri distretti corporei (lembi liberi)
La competenza specifica dello specialista comprende oltre a conoscenze generali di medicina e chirurgia, preparazione nei campi dell´odontoiatria, chirurgia plastica, otorinolaringoiatria, neurochirurgia. La maggior parte degli interventi di chirurgia maxillo-facciale vengono effettuati in regime di ricovero (day surgery o ordinario), le più importanti in anestesia generale, eventualmente con intubazione nasale o tracheostomia, data la complessità degli interventi. Altri interventi più semplici possono essere effettuati in un ambulatorio chirurgico o odontoiatrico.

La Società Italiana di chirurgia maxillo-facciale

La Società Italiana di Chirurgia Maxillo-Facciale (SICMF) è un´associazione senza alcun fine di lucro. Nell´esplicazione di tutte le sue attività istituzionali, l´Associazione è totalmente a-politica ed a-partitica. Ha sede in Roma, Viale del Policlinico n.155, presso la Cattedra di Chirurgia Maxillo-Facciale, ed esplica la sua azione nell´ambito nazionale.
L´associazione si propone lo scopo di contribuire allo sviluppo scientifico, didattico, clinico e sociale della chirurgia maxillo-facciale, quale alta specializzazione e di tutelarne il prestigio e gli interessi nell´ambito delle strutture Universitarie ed Ospedaliere mediante attività di aggiornamento professionale e di formazione permanente nei confronti degli associati con programmi annuali di attività formativa ECM e collaborazione con il Ministero della salute, le Regioni, le Aziende sanitarie e gli altri organismi e istituzioni sanitarie pubbliche. Nell´esplicazione di tutte le sue attività istituzionali, l´Associazione è senza alcuna finalità sindacale.
Possono essere soci onorari eminenti personalità italiane e straniere che si siano rese particolarmente benemerite nel progresso della Chirurgia Maxillo-Facciale e la cui appartenenza conferisca onore e prestigio alla Associazione.
Possono essere soci  effettivi o ordinari i laureati in Medicina e Chirurgia che sono:
-specialisti in Chirurgia Maxillo-Facciale;
-in servizio di ruolo Universitario o Ospedaliero, da almeno 5 anni, in reparti di Chirurgia Maxillo-Facciale;
-impegnati nell´esercizio della Chirurgia Maxillo-Facciale da almeno 5 anni e che abbiano apportato validi contributi alla disciplina.
-Possono essere soci aderenti i laureati in Medicina e Chirurgia che non possiedono i requisiti richiesti per i soci effettivi ma che dedicano la loro attività in sede Universitaria o Ospedaliera alla Chirurgia Maxillo-Facciale o che comunque dimostrino un particolare interesse alla disciplina.
-Possono essere soci corrispondenti i laureati stranieri in Medicina che abbiano dato un particolare e significativo contributo alla Chirurgia Maxillo-Facciale. L´ammissione dei soci (onorari, effettivi, aderenti e corrispondenti) proposta dal  Consiglio Direttivo, deve essere approvata dall´Assemblea.